Durante la scorsa estate abbiamo esplorato alcune cantine delle Marche, concentrandoci sulla zona di Jesi, terra vocata alla produzione del Verdicchio dei Castelli di Jesi e del profumatissimo Lacrima di Morro d’Alba. I paesaggi collinari, le vigne ordinate e le storie di chi ha scelto di vivere il vino ci hanno accompagnato in questo percorso.
Prima di raccontare le cantine, segnaliamo il ristorante Rosina a
Monte Roberto. Nelle due giornate di visita abbiamo pranzato sempre lì. Menù
semplice ma completo, sia carne sia pesce, famoso per i fritti. Prezzo
onestissimo, porzioni abbondanti e tanta gentilezza.
Cominciamo con le Cantine
Azienda Agricola Colle Jano – Montecarotto (AN)
La prima tappa è stata presso l’Azienda Agricola Colle Jano, una piccola
realtà immersa tra le vigne di Cupramontana. Ad accoglierci c’era Filippo,
veneto trapiantato nelle Marche, che ci ha raccontato con passione la sua
scelta di vita e il progetto enologico che porta avanti con cura. L’azienda
produce circa 14.000 bottiglie l’anno, e grazie al terreno sabbioso riesce a
coltivare anche alcune viti a piede franco, una rarità che regala vini di
grande autenticità e finezza. Nel giardino della cantina abbiamo avuto il
piacere di degustare due espressioni di Verdicchio vinificate in acciaio, che
ci hanno raccontato due anime diverse dello stesso vitigno. Il Titillo 2024
ci ha colpito per la sua freschezza e immediatezza: note agrumate, fiori
bianchi e una bella tensione minerale lo rendono perfetto per l’estate. Il Jano
2023, invece, si è mostrato più profondo e maturo, con sentori di erbe
aromatiche, una struttura più decisa e una sapidità che richiama il territorio.
Due interpretazioni sincere e ben riuscite, che parlano la lingua delle Marche.
Vini Simonetti S.S.A. – Staffolo (AN)
La seconda visita ci ha portati a Staffolo, borgo collinare noto come
“balcone delle Marche”, dove si trova Vini Simonetti, una cantina a conduzione
familiare che unisce tradizione e innovazione. Massimo e Mirco ci hanno accolto
con entusiasmo, guidandoci tra vigneti, progetti futuri e una degustazione
ricca e sorprendente. Abbiamo ammirato il panorama sulle vigne.
Poi siamo passati ai calici, e lì è iniziato il vero viaggio. Abbiamo
iniziato con il Verdicchio Classico 2024, proveniente da un vigneto
esposto a nord a 350 metri di altitudine. Un Verdicchio fresco, delicato, con
una bella acidità che lo rende agile e ottimo per aperitivo. A seguire, il Saphyle
2023, un cru da vigneto esposto a sud, più ricco e strutturato, con 12.5%
vol: un Verdicchio Classico Superiore che mostra eleganza e profondità. Il Classico
Superiore 2022 ci ha sorpreso per la sua complessità: circa 3.000 bottiglie
prodotte da un vigneto esposto a sud, con 13.5% vol. Un vino maturo,
avvolgente, con note di frutta gialla, erbe e una bella persistenza. Poi è
arrivato il momento del Nonno Dino Metodo Classico 2019, uno spumante
prodotto solo nelle annate migliori, da più vigneti. 45 mesi sui lieviti,
sboccatura ad aprile 2024, e solo 400 bottiglie. Un vino che racconta il tempo,
con bollicine fini, note di crosta di pane, agrumi canditi e una profondità che
invita alla riflessione. Abbiamo chiuso con due vini fuori dagli schemi: il Maria
Rosso 2022, un blend 50% Montepulciano e 50% Sangiovese, fruttato, vivace,
perfetto per la tavola quotidiana; e lo Spa Mosto Bollito 2024, ottenuto
da uva da tavola, aromatico e curioso, voluto dal papà per mantenere la
tradizione.
La visita è stata un vero viaggio tra terroir, tecnica e passione. I
fratelli Simonetti ci hanno trasmesso entusiasmo e visione, con un approccio
che unisce radici profonde e sguardo aperto sul futuro. La visita si è conclusa
con una panoramica sulla nuova vigna appena impiantata, segno di una visione in
crescita e di un forte legame con il territorio.
Società Agricola La Follonica – San Paolo di Jesi (AN)
La terza tappa ci ha portati a San Paolo di Jesi, dove Lorenzo e
Leonardo, viticoltori di prima generazione, hanno dato vita al progetto La
Follonica. Nel 2021 hanno rilevato una vigna storica di oltre 50 anni, e da
lì è iniziato il loro percorso, fatto di studio, sperimentazione e rispetto per
la terra. La visita è iniziata tra i filari, dove ci hanno raccontato la
varietà delle uve coltivate: Verdicchio, Trebbiano, Biancame, Montepulciano e
Sangiovese. Tutta la passione per il
loro lavoro traspariva da ogni parola, come un vino che racconta la terra da
cui nasce.
Poi siamo passati alla degustazione, che ha rivelato una mano giovane ma
già consapevole. Il Deltogno 2022 è un blend di 60% Verdicchio, 25%
Trebbiano e 15% Biancame, vinificato in acciaio con 6 mesi di affinamento sur
lie. Il nome è un omaggio al precedente proprietario, Costantino Togni, che
piantò la vigna. Un vino fresco, sapido, con una bella tensione e un profilo
aromatico che unisce agrumi, fiori e note erbacee. Il Disinvolto 2022,
Verdicchio in purezza, affina 8 mesi sur lie in vasche di cemento. È un vino
più profondo, con una bocca ampia e una mineralità spiccata, che lascia il
segno. Infine, il Barbarosa, un frizzante ottenuto da Sangiovese (55%) e
Montepulciano (45%), vinificato in bianco e rifermentato in bottiglia con mosto
di Trebbiano. Un vino giocoso, rustico e sorprendente, che racconta la voglia
di sperimentare.
Lorenzo e Leonardo, appassionati di arte contemporanea, curano anche le
etichette con grande attenzione estetica, affidandosi a Giorgio Bartocci. La
loro energia e visione ci hanno conquistati.
Campanelli Società Agricola– San Paolo di Jesi (AN)
Ultima tappa del nostro viaggio è stata Campanelli, cantina di San Paolo
di Jesi dove ci ha accolto Francesco, mente e cuore del progetto. Con passione
e precisione ci ha guidati in un vero e proprio viaggio tra vigne, mappe e
territori, svelando la complessità del Verdicchio e il suo profondo legame con
il terroir. Non solo la classica distinzione tra riva destra e sinistra del
fiume Esino, ma anche un asse nord-sud che disegna un mosaico di microzone,
ciascuna con caratteristiche uniche. Una splendida mappa del comune di San
Paolo di Jesi ha reso visibili queste sfumature, evidenziando le differenze tra
le contrade.
Poi siamo passati alla degustazione, che ha tradotto in calice questa
geografia del gusto. Abbiamo iniziato con il San Nicolò 2023, un
Verdicchio fresco e vibrante, con note di agrumi e fiori bianchi, che si
distingue per la sua tensione minerale e la grande bevibilità. A seguire, il San
Michele 2023, più rotondo e avvolgente, con sentori di frutta gialla matura
ed erbe aromatiche, che ne esaltano la struttura e la morbidezza. Il Palombare
2022 ci ha colpito per la sua profondità: un Verdicchio di grande
carattere, minerale e persistente, che racconta la forza del suolo e il tempo.
Abbiamo chiuso con il Contrade 2024, un blend delle tre contrade,
sintesi perfetta di equilibrio, complessità e armonia, dove ogni componente
trova il suo spazio in un dialogo elegante e coerente.
Le
etichette, raffinate e simboliche, rappresentano le vigne stilizzate come segni
grafici che legano bottiglia e territorio, rendendo visibile l’origine di ogni
vino. Un dettaglio che ci ha colpiti: il primo vino in assoluto dell’azienda
risale all’annata 2021, segno di un progetto giovane ma già radicato e
consapevole.
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