Tanti i produttori presenti con le loro offerte.
Tra le tante aziende segnaliamo per le Marche: “Azienda
Vitivinicola Socci” con papà Pierluigi e la figlia Marika con il vitigno
Verdicchio dei Castelli di Jesi, di cui hanno presentato il metodo classico
Brut “PeterLuis”. “Marika” bianco fermo con uve raccolte e congelate; “Deserto”
dal nome del vitigno di oltre 50 anni e “Bianca” Verdicchio Doc Classico Superiore. Le uve
vengono raccolte a mano e tutto viene prodotto e imbottigliato integralmente dai
viticoltori. Il risultato: vini veramente notevoli.
L’azienda vinicola “Casaleta” con il loro progetto di
recupero di vecchie viti di verdicchio, con il millesimato 2015 dosaggio zero: “Castijo”
in due versioni, solo acciaio, una classica 2022 e una con lieviti indigeni 2016.
Lo “Zeroesse” 2020, vinificato senza solfiti aggiunti, prodotto in pochissime
bottiglie. “La Posta”: affinamento minimo otto mesi in botti di acciaio e altri
otto mesi in bottiglia e infine “Barasta” 2015, verdicchio Riserva, affinamento
con spremitura soffice e sottovuoto del grappolo intero, decantazione statica a
freddo, fermentazione in barriques di rovere francese.
Ancora nelle Marche, “Azienda Vinicola Santa Barbara”,
presentata dalla sempre brava ed esauriente sommelier Ilaria Muscio. L’azienda
si presenta con una gamma variegata, dove nella vinificazione oltre al
tradizionale utilizzo dell’acciaio, non viene disdegnato l’uso della barrique. Abbiamo provato il “Back
to Basics” 2023, da uve di Verdicchio Biologico. Il mosto, dopo la
fermentazione, resta a contatto con le fecce fino all’imbottigliamento senza
travasi a filtrazione. Un’altra etichetta che ci ha lasciato piacevolmente
sorpresi è la “Stefano Antonucci”: vinificazione quattro mesi in acciaio e poi
affinamento in barriques di legno di rovere francese. Infine “Tardivo ma non
tardo”, con la splendida etichetta che rappresenta una bella donna in primo
piano opera della pittrice e ristoratrice Catia Uiassi: vinificazione in
acciaio e affinamento su fecce fini.
Sempre nell’area del Verdicchio, abbiamo apprezzato l’azienda
“Federico Mencaroni” con i suoi spumanti Pas Dosè, Brut e Extra Brut, tutti da
uve di Verdicchio 100%. In degustazione come vini fermi “Isola” e “Opere”. “Flora” invece è uno splendido Marche Bianco
IGP, Verdicchio 60%, Malvasia 20% e Biancame20%.
Spostandoci vicino Pesaro invece “l’azienda Sor Rico” versione dialettale del nome del nonno, il Signor Enrico. Tra i bianchi presenta il“Biancame“, vino da Verdicchio, che fa da padrone a tutta la sua produzione.
Passiamo in Campania.
“Villa Matilde Avallone” è una cantina che si trova a
Cellole. La Signora Maria Ida ,co-titolare dell’azienda, ci ha fatto degustare
diversi prodotti. Il “Mata” è un extra brut metodo classico, falanghina 100%:
elegante con note fruttate. “Vigna Caracci” è un Falerno del Massico bianco Dop,
prodotto solo nelle migliori annate, con uve fermentate e affinate in
terracotta. “Collecastrese” invece è un Falerno del Massico rosso Dop, composto
da Aglianico e Piedirosso: molto elegante e armonico.
Tra le varie cantine della Campania, grandissima attenzione va dedicata a “Cantine di Marzo”, a Tufo, in provincia di Avellino, ci ha proposto il “1930”: è un omaggio all’anno di nascita del padre dell’attuale titolare; è un Greco di Tufo, Brut nature, millesimato, morbido e persistente. Poi, continuando la degustazione, siamo arrivati al Greco di Tufo DOCG, con parziale trasformazione malolattica. Fresco e sapido.
Nell’ambito della manifestazione, inoltre, oltre alla
possibilità della degustazione per i vari banchi d’assaggio, si sono svolte tre
masterclass: una dedicata all’abbinamento vino e pizza, una dedicata al vitigno
marchigiano della Ribona e l’ultima all’Asprinio.
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