Roma ha celebrato il bianco italiano in tutte le sue sfumature. Il 23 ottobre, nelle eleganti sale dello StarHotels Metropole, si è svolta la tredicesima edizione di “Tutti i colori del bianco”, evento firmato Go Wine. In degustazione oltre 70 etichette provenienti da più di 35 cantine, alcune con la stessa referenza proposta in verticale, per raccontare la straordinaria varietà e longevità del patrimonio vitivinicolo italiano. Un viaggio da Nord a Sud, tra vitigni autoctoni e internazionali.
Un incontro speciale è stato quello con Emilio e Lorena Bulfon, della cantina I Vini di
Emilio Bulfon, protagonisti di un lavoro appassionato di recupero e
valorizzazione di vitigni autoctoni friulani.
Il legame con il territorio si riflette
anche nelle sue etichette che riprendono un dettaglio dell’affresco medievale “L’Ultima
Cena”, custodito nella Chiesa di Santa Maria dei Battuti di Valeriano.
Tra le etichette in assaggio, spiccano
vini che raccontano il territorio e la storia dei vitigni da cui provengono:
Cividin: fresco e delicato, con note floreali e agrumate. Proviene da un
vitigno autoctono friulano quasi scomparso, oggi recuperato e coltivato in aree
limitate. Sciaglin: bianco secco aromatico, con sentori di mela verde,
erbe e fiori di campo. È un vitigno storico friulano, noto fin dal XV secolo,
oggi salvaguardato grazie a progetti di recupero. Blanc di Rugel:
elegante e minerale, con buona acidità e profumi di frutta bianca. Il nome
richiama un toponimo locale, e il vino è ottenuto da Ucelut. Punta Gialla:
aromatico, dal colore paglierino intenso, con profumi di noce moscata ed equilibrata
acidità. Deriva dal Moscato Giallo, varietà autoctona friulana coltivata in
zone pedemontane, anch’essa oggetto di recupero. Ucelut: vino da dessert
dolce naturale, con profumi di frutta matura e miele, perfetto con pasticceria
secca. Il vitigno Ucelut un tempo quasi estinto, è oggi protagonista di una rinascita
enologica grazie alla sua valorizzazione locale. Infine, il Vermut, realizzato
con Piculit Neri, un vitigno autoctono friulano recuperato.
Dalla Campania, la cantina Dell’Angelo
di Tufo (provincia di Avellino) ha proposto in degustazione due etichette
significative: la Coda di Volpe “Del Nonno”, dal profilo fresco e
autentico, e il Greco di Tufo DOCG “Miniere”, che richiama i vigneti
impiantati sulle antiche miniere di zolfo della zona, un riferimento storico e
geologico di grande fascino. A completare la narrazione del terroir, una
suggestiva teca mostrava gli strati del terreno su cui poggiano le viti, offrendo
ai visitatori una visione concreta del legame tra suolo e vino.
Dall’enoteca, tra le cantine presenti,
meritano una menzione particolare:
Montecappone,
azienda di Jesi, con una verticale di Utopia, Verdicchio dei Castelli di
Jesi, nelle annate 2020 e 2011: un confronto che ha evidenziato la capacità
evolutiva di questo vitigno, regalando emozioni e profondità.
Marisa Cuomo
ha proposto una mini-verticale del suo iconico Fiorduva Furore, nelle
annate 2023 e 2022, espressione autentica della Costa d’Amalfi.
Cantina Tramin,
dall’Alto Adige, ha presentato Nussbaumer Gewürztraminer nelle versioni
2023 e 2018, dimostrando come l’aromaticità possa affinarsi con il tempo.
Suggestiva anche la presenza della
magnum Pomedes 2020 di Scluba, Colli Orientali del Friuli Bianco,
blend di 60% Pinot Bianco, 30% Friulano,10% Riesling Renano che ha colpito per
struttura e finezza.
Infine, la Cantina Santadi, nel
cuore di Santadi in Sardegna, ha presentato il Latinia nelle annate 2019
e 2017. Ottenuto da uve bianche tipiche del territorio, lasciate stramaturare e
coltivate ad alberello nel basso Sulcis, questo vino si distingue per il suo
colore ambrato e i profumi intensi di miele e caramello. Persistente e avvolgente,
è stato il modo ideale per concludere questa splendida degustazione dedicata al
mondo dei bianchi.
Ringraziamo Go Wine per il bellissimo
evento, che ci ha permesso di scoprire nuove realtà vitivinicole, vitigni
autoctoni spesso dimenticati, e territori raccontati con passione.
Un’esperienza che ha unito degustazione, cultura e paesaggio, lasciando il segno
in chi ama il vino come espressione autentica del luogo.
By Antonello








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