martedì 16 dicembre 2025

Il tempo nel bicchiere: storie da Life of Wine

Life of Wine è un evento che permette di capire davvero cosa succede al vino quando gli si dà tempo. A Roma, produttori da tutta Italia portano vecchie annate e le affiancano alle più recenti: un’occasione concreta per vedere come un bianco si allarghi e si arricchisca, o come un rosso diventi più morbido e profondo.

Il tempo modifica tutto: profumi, struttura, equilibrio. Assaggiare annate diverse dello stesso vino è il modo più semplice per capire questa trasformazione. Non servono spiegazioni tecniche: basta il confronto diretto nel bicchiere.

Ecco una panoramica sintetica delle realtà presenti e delle annate portate, regione per regione.

Sono partito dalla Weingut Plonerhof, della Val Venosta in Alto Adige, dove Kathrin ci ha fatto assaggiare il Nörder Cuvée (2015, 2018, 2024), un blend di Sauvignon, Riesling Renano e Pinot Bianco. Le tre uve maturano in epoca diversa e quindi fermentano separatamente. Fatta la Cuvée, l’affinamento prosegue in grandi botti di legno ed evolve con grande coerenza. Sono poi tornato da Kathrin per degustare l’evoluzione del Pinot Nero Riserva (2015, 2018, 2022) che mi ha entusiasmato, perfetto per finezza e progressione.

Per l’Umbria, Filippo Antonelli della cantina Antonelli di Montefalco ha portato in degustazione il Trebium Trebbiano Spoletino nelle annate 2019 e 2024. Un confronto interessante, dove il 2019 mostra già le prime note evolutive, mentre il 2024 si presenta con tutta la sua freschezza e vitalità.

In Abruzzo, Federico Faraone dell’omonima cantina Faraone di Mosciano Sant’Angelo ha portato il Trebbiano Le Vigne in una mini-verticale davvero interessante, con le annate 2014, 2021 e 2024. Un percorso che ha mostrato come il Trebbiano d’Abruzzo sappia evolvere nel tempo: il 2014 con note mature e profonde, il 2021 ancora in equilibrio tra freschezza e struttura, e il 2024 giovane e vibrante, pronto a crescere negli anni.

Un salto in Veneto e precisamente a Venezia, con la cantina Venissa, Isola di Mazzorbo, dove Luca per i bianchi e Riccardo per i rossi mi hanno illustrato le etichette della cantina. Per i bianchi, con le etichette la fa da padrona la Dorona vitigno autoctono. Colore giallo dorato intenso, quasi ambra, nelle tre annate proposte, ognuna con un nome diverso: 2020 Il riflesso, 2015 Equilibrio, 2011 l’Oriente. Un bianco unico, che cambia molto nel tempo. Il 2020 è stato premiato con 95 punti le 4 Viti dalla guida AIS Vitae 2026. I rossi sono un blend di Merlot 82% e Cabernet Sauvignon 18%, 12 mesi in barriques di rovere francese di I° e II° passaggio. Le annate degustate sono state 2012 e 2011.

Poi la Toscana, e in particolare a Dudda, Greve in Chianti, con Carpineto, dove Laura Ruggieri mi ha accolto al banco. Erano presenti anche Mauro Chiominto e Sarah Giulia Goldschlag, terza generazione della famiglia e nipote del fondatore Antonio Mario Zaccheo, a testimoniare la continuità e la storia di questa grande realtà toscana.

Il primo vino in degustazione è stato il Vino Nobile di Montepulciano Riserva 1993, un rosso di grande struttura, elegante e longevo. Il Vino Nobile di Carpineto ha saputo imporsi anche a livello internazionale, entrando per tre anni consecutivi (2010, 2011 e 2013) tra i Top 100 al mondo di Wine Spectator, segno della costanza e dell’eccellenza qualitativa della produzione. È un vino icona per l’azienda, pluripremiato anche nelle guide e nei ratings italiani. Carpineto, per scelta, produce solo la versione Riserva oltre al Cru di Nobile, mantenendo un uvaggio nel solco della tradizione: Sangiovese in prevalenza, affiancato da piccole quantità di Canaiolo, Colorino e Mammolo.

Poi, sempre annata 1993, il Chianti Classico Riserva, elegante e maturo, con il profilo classico del Sangiovese affinato oltre trent’anni. Siamo quindi passati al Farnito Cabernet Sauvignon, con le annate 1998 e 2019: la prima oggi appare come un vino maturo e complesso, la seconda giovane, potente e già molto apprezzata dalla critica. A seguire il Chianti Classico Riserva 2020, che Caterina Sacchet, produttrice ed enologa della seconda generazione, ha definito “una delle più belle annate degli ultimi anni, destinata a vini da lunghissimo affinamento”. Una primavera fresca, un’estate calda con buone escursioni termiche e piogge ben distribuite hanno permesso una maturazione ottimale delle uve, regalando un vino di grande equilibrio ed espressione varietale. Per chiudere, il Brunello di Montalcino 2020, premiato con 90 punti le 4 Viti dalla guida AIS Vitae 2026, a conferma della qualità e della forza espressiva della produzione.

 

Sempre in Toscana, alla Poggio al Tesoro di Bolgheri, Roberto mi ha guidato in una verticale di Sondraia Bolgheri Superiore nelle annate 2010, 2016, 2018 e 2020. Un percorso affascinante dentro un taglio bordolese di grande struttura, dove il Cabernet Sauvignon (65%) domina con eleganza, il Merlot (25%) porta morbidezza e il Cabernet Franc (10%) aggiunge finezza speziata. Ogni annata ha mostrato la sua personalità: la 2010 con la maturità e la profondità del tempo, la 2016 equilibrata e armoniosa, la 2018 più intensa e vibrante, e la 2020 giovane ma già promettente, con energia e freschezza. L’annata 2021 è stata premiata con 92 punti e 4 viti dalla guida AIS Vitae 2026.

Poi il nostro amico Roberto De Saverio mi ha presentato Villa Saletta, la storica tenuta di Palaia in Toscana, presente con eleganti Magnum. La prima etichetta era 980AD 2016, un Cabernet Franc fine ed elegante, con note speziate e freschezza vivace. A seguire Saletta Riccardi 2015, un Sangiovese dal carattere classico toscano, con profumi di ciliegia e tabacco e tannini morbidi. Infine, le due annate di Saletta Giulia (2015 e 2016), blend di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon: vini intensi e strutturati, con frutta nera e spezie dolci, capaci di unire potenza e finezza.

Chiara mi ha presentato Cantine Dei di Montepulciano, Toscana, con il Bossona Riserva 2013, 2015, 2019: annate che mostrano bene la crescita in finezza del Nobile, sangiovese in purezza. Le sue uve provengono dal vigneto omonimo, uno dei più vocati, piantato dal nonno di Caterina Dei, Alibrando, nel 1961. L’annata 2019 è stata premiata con 92 punti e 4 viti dalla guida AIS Vitae 2026. Per finire Madonna delle Querce 2019, tra i migliori degustati. Caterina Dei considera questo vino la punta di diamante di tutta la nostra produzione, per questo ha deciso di dedicarlo al padre Glauco: in fondo all’etichetta si legge “a mio padre”, un doveroso tributo alla figura di riferimento per la crescita dell’azienda.

Ancora Toscana, con Francesca della Fattoria Varramista di Montopoli in Val d’Arno, una cantina che ha scelto la Syrah come vitigno d’eccellenza. Negli anni ’90 Giovanni Alberto Agnelli fece di Varramista la sua residenza, curandone ogni dettaglio e lasciando un’impronta forte. Francesca ci ha guidato in una verticale del Varramista Rosso (2001, 2005, 2015, 2017, 2019): Syrah in purezza, tranne il 2001 dove il Merlot accompagna al 10%. Una verticale ampia e affascinante, utile per leggere lo stile della cantina e l’evoluzione delle annate. La 2017 ha brillato in particolare, premiata con 92 punti e le 4 Viti della guida AIS Vitae 2026.

 

Dal Piemonte, cinque amici, Mario, Roberto, Prospero, Piergiorgio e Mauro, fondano La Stradina a Gattinara, scegliendo un nome che, come ha raccontato Prospero, ricorda il luogo dell’infanzia dove giocavano. L’avventura inizia nel 2002, con la prima vendemmia nel 2004. Era presente proprio il Gattinara San Francesco 2004, vino della prima annata, che porta con sé il fascino degli inizi. Poi i più recenti Balòs (2019 e 2020), freschi e immediati, e infine il Gattinara Rusèt (2017 e 2015), espressioni di Nebbiolo eleganti e longeve, capaci di raccontare la tradizione e la profondità del territorio.

In Emilia-Romagna, Henry-David della Fattoria Zerbina di Marzeno mi  ha fatto chiudere in bellezza con una degustazione ricca e varia. Abbiamo iniziato con l’Albana Secco Bianco di Ceparano (2018 e 2024), fresco e luminoso, per poi passare al Pietramora Sangiovese Riserva (2007 e 2020), che ha mostrato profondità e carattere. L’annata 2019 è stata premiata con 94 punti e le 4 Viti della guida AIS Vitae 2026. A seguire una serie di assaggi più recenti come Tergeno, Poggio Vicchio e Antitesi, ciascuno con la propria personalità. E per finire, i passiti AR 2021 e Arrocco 2024, due splendidi esempi di Albana dolce, capaci di chiudere la serata con eleganza e intensità.

Life of Wine è uno di quegli appuntamenti che ti ricordano quanto il tempo sia un ingrediente fondamentale del vino. Le verticali mostrano, senza filtri, come cambiano vitigni, territori e stili, trasformando ogni assaggio in un viaggio nella memoria e nell’evoluzione.

Un grazie alle cantine che hanno portato le loro vecchie annate e a Studio Umami e Roberta Perna, capaci di organizzare con cura e passione un evento raro nel panorama italiano. Life of Wine non è solo una degustazione: è un’esperienza che insegna a guardare il vino con occhi diversi, attraverso la lente del tempo

By Antonello














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