venerdì 19 dicembre 2025

Pizza di scarole: il sapore della tradizione di Natale a Napoli

La pizza di scarole è uno dei piatti simbolo della cucina napoletana, spesso preparata durante le festività natalizie ma perfetta in ogni stagione. È una torta salata rustica, ricca di profumi mediterranei: la dolcezza dell’uvetta, la croccantezza dei pinoli, la sapidità delle acciughe e l’aroma intenso della scarola stufata. Un intreccio di sapori che racconta la storia di un territorio e la sua capacità di trasformare ingredienti semplici in un capolavoro di gusto. Prepararla è un rito che porta in casa il calore della tradizione e la convivialità delle grandi occasioni.

Noi ci prendiamo una pausa ritorniamo dopo le feste di Natale  :-)

Ingredienti per 4 persone:

Per l’impasto:

600 g di farina 00

150 ml di latte

150 ml di acqua

130 ml di olio extravergine d’oliva

5-6 g di lievito secco (oppure 15 g di lievito fresco)

20 g di sale

Per il ripieno:

2 cespi di scarola

20 filetti di acciughe sott’olio

30 g di uva sultanina (ammollata in acqua tiepida)

30 g di pinoli (tostati)

1 spicchio d’aglio

40 ml di olio extravergine d’oliva

1 uovo (per spennellare)

Sale e pepe q.b.

Procedimento:

Sciogliere il lievito nell’acqua tiepida.

In una ciotola capiente unire farina, latte, olio e sale.

Aggiungere l’acqua con il lievito e impastare fino a ottenere un composto liscio ed elastico.

Coprire con un panno e lasciare lievitare per 3-4 ore, fino al raddoppio del volume.

Pulire la scarola, lavarla e tagliarla a pezzi.

In una padella scaldare l’olio con l’aglio, aggiungere la scarola e stufarla per qualche minuto.

Regolare di sale e pepe, quindi unire uvetta, pinoli tostati e acciughe.

Lasciare raffreddare completamente.

Dividere l’impasto in due parti.

Stendere la prima metà con il mattarello e adagiarla in una teglia unta con olio.

Farcire con il ripieno di scarole.

Coprire con l’altra metà di impasto stesa sottile.

Sigillare bene i bordi e spennellare la superficie con il tuorlo d’uovo.

Infornare a 180°C per 30-40 minuti.

La pizza è pronta quando la superficie sarà dorata e il fondo ben cotto.

La pizza di scarole è ancora più buona se preparata in anticipo: lasciata riposare qualche ora, i sapori si amalgamano e diventano ancora più intensi

By Mario

giovedì 18 dicembre 2025

La Sardegna dell’enologo Andrea Pala: un viaggio tra Gallura, Coros e Sud Sardegna

La recente masterclass del 13 dicembre scorso “La Sardegna dell’enologo Andrea Pala”, condotta dallo stesso Pala insieme al critico Raffaele Mosca e Maurizio Valeriani, direttore di Vinodabere, ha offerto un percorso sensoriale attraverso tre aree emblematiche dell’isola: Gallura, Coros (Usini) e il Sud Sardegna. Un itinerario che ha messo in luce la ricchezza dei terroir e la capacità di Andrea Pala di interpretare il Vermentino e i vitigni autoctoni con precisione tecnica e sensibilità narrativa. Fisicamente eravamo al Belstoy Hotel di Roma, ma con il cuore e i sensi abbiamo vissuto un vero viaggio in Sardegna. La degustazione ci ha portato dentro i paesaggi e i sapori dell’isola, restituendo la forza dei suoi terroir e la capacità di Andrea Pala di raccontarli con chiarezza e passione.

Le aziende e vini protagonisti

Culuccia è situata sull’isola-penisola di fronte all’arcipelago de La Maddalena. È un progetto agricolo e vitivinicolo totalmente green, voluto dall’imprenditore Marco Boglione e seguito da Andrea Pala. Qui i vigneti crescono sulla sabbia, a pochi metri dal mare, senza irrigazione artificiale. Il Vermentino Donna Ma’ è celebre per la tecnica innovativa di affinamento delle uve in mare all’interno di nasse. In degustazione il Donna Lù, Vermentino di Gallura Spumante 2023 metodo classico Brut, fresco con bollicina fine e note agrumate, e il Vermentino Donna Ma’ 2024, sapido con accenni marini e frutto delicato.

Tenute Li Signori, giovane realtà con sede a Sassari, al primo anno di produzione, ha affidato ad Andrea Pala la vinificazione di etichette come Tandu ed Emmu, Vermentini di Gallura che esprimono freschezza marina e mineralità. La cantina si inserisce nel panorama delle nuove aziende galluresi che puntano su qualità e identità. In degustazione il Vermentino di Gallura Tandu 2024, alla prima uscita sul mercato, immediato e fruttato con buona bevibilità, e il Vermentino di Gallura Superiore Emmu 2024, più strutturato, con mineralità e finale persistente. L’1,5% fa un passaggio di 8 mesi in barrique di rovere con pareti di acacia. I vitigni delle due etichette sono separati da una strada, ma sono molto diversi nonostante la vicinanza delle viti.  

Campianatu, nel comune di Arzachena presso il golfo di Cannigione, coltiva Vermentino di Gallura DOCG in un contesto unico, protetto dai massicci granitici e dalle brezze marine. La prima annata prodotta è del 2019. Antonello, che ho avuto il piacere di avere come vicino nella degustazione, ha raccontato la cantina e il territorio.  Il Campianatu Superiore 2023 ha ottenuto il massimo riconoscimento da Vinodabere (100/100), confermando la vocazione del territorio. In degustazione il Vermentino di Gallura Junior 2024, agile e fresco con note floreali leggere, e il Campianatu Vermentino di Gallura Superiore 2023, intenso con corpo pieno e accenni vegetali.

Galavera, azienda vitivinicola di Usini nel cuore del Coros, è stata fondata da Antonio Merella. Produce Vermentino e Cagnulari, vitigno tipico del territorio, unendo tradizione e innovazione con vigne situate nelle zone più prestigiose del comprensorio. In degustazione il Vermentino di Sardegna Promissa 2024, fragrante con frutto chiaro e buona acidità, e il Cagnulari Beranu 2023, rosso tipico del territorio, speziato e con tannino gentile.

Nuraghe Antigori, situata a Capoterra nel Sud Sardegna, si estende per oltre 500 ettari, con 21 vitati, coltivati in regime biologico e sostenibile. La cantina prende il nome dal sito archeologico Nuraghe Antigori. Presente in sala Andrea Murgia, direttore della cantina, che ha illustrato la filosofia aziendale e i loro progetti. In degustazione il Vermentino di Sardegna Cardile 2024, lineare e fresco con finale salino, e il Bovale 2024, con la sua originale bottiglia ottagonale, rosso deciso con frutto scuro e trama tannica evidente. Raro trovarlo in purezza come in questa etichetta.

Conclusione

La masterclass ha dimostrato come la Sardegna sia un mosaico di terroir e stili, capace di sorprendere con vini che raccontano paesaggi, storie e innovazioni. Andrea Pala, insieme ai critici Mosca e Valeriani, ha guidato un pubblico attento in un viaggio che ha unito competenza e sensibilità, confermando la centralità dell’isola nel panorama enologico italiano.

Un sentito ringraziamento alla testata Vinodabere per il supporto e la valorizzazione di questo evento.

By Antonello






martedì 16 dicembre 2025

Il tempo nel bicchiere: storie da Life of Wine

Life of Wine è un evento che permette di capire davvero cosa succede al vino quando gli si dà tempo. A Roma, produttori da tutta Italia portano vecchie annate e le affiancano alle più recenti: un’occasione concreta per vedere come un bianco si allarghi e si arricchisca, o come un rosso diventi più morbido e profondo.

Il tempo modifica tutto: profumi, struttura, equilibrio. Assaggiare annate diverse dello stesso vino è il modo più semplice per capire questa trasformazione. Non servono spiegazioni tecniche: basta il confronto diretto nel bicchiere.

Ecco una panoramica sintetica delle realtà presenti e delle annate portate, regione per regione.

Sono partito dalla Weingut Plonerhof, della Val Venosta in Alto Adige, dove Kathrin ci ha fatto assaggiare il Nörder Cuvée (2015, 2018, 2024), un blend di Sauvignon, Riesling Renano e Pinot Bianco. Le tre uve maturano in epoca diversa e quindi fermentano separatamente. Fatta la Cuvée, l’affinamento prosegue in grandi botti di legno ed evolve con grande coerenza. Sono poi tornato da Kathrin per degustare l’evoluzione del Pinot Nero Riserva (2015, 2018, 2022) che mi ha entusiasmato, perfetto per finezza e progressione.

Per l’Umbria, Filippo Antonelli della cantina Antonelli di Montefalco ha portato in degustazione il Trebium Trebbiano Spoletino nelle annate 2019 e 2024. Un confronto interessante, dove il 2019 mostra già le prime note evolutive, mentre il 2024 si presenta con tutta la sua freschezza e vitalità.

In Abruzzo, Federico Faraone dell’omonima cantina Faraone di Mosciano Sant’Angelo ha portato il Trebbiano Le Vigne in una mini-verticale davvero interessante, con le annate 2014, 2021 e 2024. Un percorso che ha mostrato come il Trebbiano d’Abruzzo sappia evolvere nel tempo: il 2014 con note mature e profonde, il 2021 ancora in equilibrio tra freschezza e struttura, e il 2024 giovane e vibrante, pronto a crescere negli anni.

Un salto in Veneto e precisamente a Venezia, con la cantina Venissa, Isola di Mazzorbo, dove Luca per i bianchi e Riccardo per i rossi mi hanno illustrato le etichette della cantina. Per i bianchi, con le etichette la fa da padrona la Dorona vitigno autoctono. Colore giallo dorato intenso, quasi ambra, nelle tre annate proposte, ognuna con un nome diverso: 2020 Il riflesso, 2015 Equilibrio, 2011 l’Oriente. Un bianco unico, che cambia molto nel tempo. Il 2020 è stato premiato con 95 punti le 4 Viti dalla guida AIS Vitae 2026. I rossi sono un blend di Merlot 82% e Cabernet Sauvignon 18%, 12 mesi in barriques di rovere francese di I° e II° passaggio. Le annate degustate sono state 2012 e 2011.

Poi la Toscana, e in particolare a Dudda, Greve in Chianti, con Carpineto, dove Laura Ruggieri mi ha accolto al banco. Erano presenti anche Mauro Chiominto e Sarah Giulia Goldschlag, terza generazione della famiglia e nipote del fondatore Antonio Mario Zaccheo, a testimoniare la continuità e la storia di questa grande realtà toscana.

Il primo vino in degustazione è stato il Vino Nobile di Montepulciano Riserva 1993, un rosso di grande struttura, elegante e longevo. Il Vino Nobile di Carpineto ha saputo imporsi anche a livello internazionale, entrando per tre anni consecutivi (2010, 2011 e 2013) tra i Top 100 al mondo di Wine Spectator, segno della costanza e dell’eccellenza qualitativa della produzione. È un vino icona per l’azienda, pluripremiato anche nelle guide e nei ratings italiani. Carpineto, per scelta, produce solo la versione Riserva oltre al Cru di Nobile, mantenendo un uvaggio nel solco della tradizione: Sangiovese in prevalenza, affiancato da piccole quantità di Canaiolo, Colorino e Mammolo.

Poi, sempre annata 1993, il Chianti Classico Riserva, elegante e maturo, con il profilo classico del Sangiovese affinato oltre trent’anni. Siamo quindi passati al Farnito Cabernet Sauvignon, con le annate 1998 e 2019: la prima oggi appare come un vino maturo e complesso, la seconda giovane, potente e già molto apprezzata dalla critica. A seguire il Chianti Classico Riserva 2020, che Caterina Sacchet, produttrice ed enologa della seconda generazione, ha definito “una delle più belle annate degli ultimi anni, destinata a vini da lunghissimo affinamento”. Una primavera fresca, un’estate calda con buone escursioni termiche e piogge ben distribuite hanno permesso una maturazione ottimale delle uve, regalando un vino di grande equilibrio ed espressione varietale. Per chiudere, il Brunello di Montalcino 2020, premiato con 90 punti le 4 Viti dalla guida AIS Vitae 2026, a conferma della qualità e della forza espressiva della produzione.

 

Sempre in Toscana, alla Poggio al Tesoro di Bolgheri, Roberto mi ha guidato in una verticale di Sondraia Bolgheri Superiore nelle annate 2010, 2016, 2018 e 2020. Un percorso affascinante dentro un taglio bordolese di grande struttura, dove il Cabernet Sauvignon (65%) domina con eleganza, il Merlot (25%) porta morbidezza e il Cabernet Franc (10%) aggiunge finezza speziata. Ogni annata ha mostrato la sua personalità: la 2010 con la maturità e la profondità del tempo, la 2016 equilibrata e armoniosa, la 2018 più intensa e vibrante, e la 2020 giovane ma già promettente, con energia e freschezza. L’annata 2021 è stata premiata con 92 punti e 4 viti dalla guida AIS Vitae 2026.

Poi il nostro amico Roberto De Saverio mi ha presentato Villa Saletta, la storica tenuta di Palaia in Toscana, presente con eleganti Magnum. La prima etichetta era 980AD 2016, un Cabernet Franc fine ed elegante, con note speziate e freschezza vivace. A seguire Saletta Riccardi 2015, un Sangiovese dal carattere classico toscano, con profumi di ciliegia e tabacco e tannini morbidi. Infine, le due annate di Saletta Giulia (2015 e 2016), blend di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon: vini intensi e strutturati, con frutta nera e spezie dolci, capaci di unire potenza e finezza.

Chiara mi ha presentato Cantine Dei di Montepulciano, Toscana, con il Bossona Riserva 2013, 2015, 2019: annate che mostrano bene la crescita in finezza del Nobile, sangiovese in purezza. Le sue uve provengono dal vigneto omonimo, uno dei più vocati, piantato dal nonno di Caterina Dei, Alibrando, nel 1961. L’annata 2019 è stata premiata con 92 punti e 4 viti dalla guida AIS Vitae 2026. Per finire Madonna delle Querce 2019, tra i migliori degustati. Caterina Dei considera questo vino la punta di diamante di tutta la nostra produzione, per questo ha deciso di dedicarlo al padre Glauco: in fondo all’etichetta si legge “a mio padre”, un doveroso tributo alla figura di riferimento per la crescita dell’azienda.

Ancora Toscana, con Francesca della Fattoria Varramista di Montopoli in Val d’Arno, una cantina che ha scelto la Syrah come vitigno d’eccellenza. Negli anni ’90 Giovanni Alberto Agnelli fece di Varramista la sua residenza, curandone ogni dettaglio e lasciando un’impronta forte. Francesca ci ha guidato in una verticale del Varramista Rosso (2001, 2005, 2015, 2017, 2019): Syrah in purezza, tranne il 2001 dove il Merlot accompagna al 10%. Una verticale ampia e affascinante, utile per leggere lo stile della cantina e l’evoluzione delle annate. La 2017 ha brillato in particolare, premiata con 92 punti e le 4 Viti della guida AIS Vitae 2026.

 

Dal Piemonte, cinque amici, Mario, Roberto, Prospero, Piergiorgio e Mauro, fondano La Stradina a Gattinara, scegliendo un nome che, come ha raccontato Prospero, ricorda il luogo dell’infanzia dove giocavano. L’avventura inizia nel 2002, con la prima vendemmia nel 2004. Era presente proprio il Gattinara San Francesco 2004, vino della prima annata, che porta con sé il fascino degli inizi. Poi i più recenti Balòs (2019 e 2020), freschi e immediati, e infine il Gattinara Rusèt (2017 e 2015), espressioni di Nebbiolo eleganti e longeve, capaci di raccontare la tradizione e la profondità del territorio.

In Emilia-Romagna, Henry-David della Fattoria Zerbina di Marzeno mi  ha fatto chiudere in bellezza con una degustazione ricca e varia. Abbiamo iniziato con l’Albana Secco Bianco di Ceparano (2018 e 2024), fresco e luminoso, per poi passare al Pietramora Sangiovese Riserva (2007 e 2020), che ha mostrato profondità e carattere. L’annata 2019 è stata premiata con 94 punti e le 4 Viti della guida AIS Vitae 2026. A seguire una serie di assaggi più recenti come Tergeno, Poggio Vicchio e Antitesi, ciascuno con la propria personalità. E per finire, i passiti AR 2021 e Arrocco 2024, due splendidi esempi di Albana dolce, capaci di chiudere la serata con eleganza e intensità.

Life of Wine è uno di quegli appuntamenti che ti ricordano quanto il tempo sia un ingrediente fondamentale del vino. Le verticali mostrano, senza filtri, come cambiano vitigni, territori e stili, trasformando ogni assaggio in un viaggio nella memoria e nell’evoluzione.

Un grazie alle cantine che hanno portato le loro vecchie annate e a Studio Umami e Roberta Perna, capaci di organizzare con cura e passione un evento raro nel panorama italiano. Life of Wine non è solo una degustazione: è un’esperienza che insegna a guardare il vino con occhi diversi, attraverso la lente del tempo

By Antonello














lunedì 15 dicembre 2025

Tortellini in brodo: il calore del Natale in tavola

Non c’è piatto che racconti meglio la magia delle feste come i tortellini in brodo. A Natale, quando le famiglie si riuniscono attorno alla tavola imbandita, questa ricetta diventa un vero abbraccio di tradizione e gusto. Il profumo del brodo fumante, la delicatezza della pasta ripiena e la convivialità del momento rendono i tortellini in brodo un simbolo di casa, di affetto e di festa. Prepararli insieme è quasi un rito: un gesto che unisce generazioni e che porta in tavola la semplicità autentica della cucina italiana.

Ingredienti (per 4 persone):

Per i tortellini:

  • 300 g di farina 00
  • 3 uova
  • 150 g di lonza di maiale
  • 100 g di prosciutto crudo
  • 100 g di mortadella
  • 80 g di Parmigiano Reggiano grattugiato
  • 1 noce di burro
  • Sale, pepe e noce moscata q.b.

Per il brodo:

  • 1 cappone (o gallina ruspante)
  • 1 carota
  • 1 costa di sedano
  • 1 cipolla
  • 2 chiodi di garofano
  • Sale grosso q.b.

Preparazione:

Il ripieno: Rosolare la lonza con burro, sale e pepe. Tritarla finemente insieme a prosciutto e mortadella. Aggiungere Parmigiano, un pizzico di noce moscata e amalgamare bene.

La sfoglia: Impastare farina e uova fino a ottenere una pasta liscia ed elastica. Stendere la sfoglia sottile con il mattarello.

Formare i tortellini Tagliare la sfoglia in quadratini di circa 3 cm. Mettere al centro una piccola quantità di ripieno. Chiudere a triangolo, avvolgere attorno al dito e sigillare formando il classico tortellino.

Il brodo: In una pentola capiente mettere cappone, carota, sedano, cipolla con chiodi di garofano e sale. Coprire con acqua fredda e cuocere a fuoco lento per almeno 3 ore, schiumando di tanto in tanto. Filtrare il brodo e mantenerlo caldo.

La cottura finale: Portare il brodo a ebollizione. Versare i tortellini e cuocerli per 3-4 minuti. Servire fumanti con una spolverata di Parmigiano.

I tortellini in brodo sono ancora più speciali se preparati in anticipo e lasciati riposare: il giorno di Natale, portati in tavola, sprigionano tutto il loro sapore e la magia della tradizione.

By Mario

giovedì 11 dicembre 2025

SparkleDay 2026 ha illuminato Roma con le migliori bollicine italiane: un trionfo di eleganza e tradizione al Westin Excelsior.

Si è tenuto sabato 29 novembre presso il prestigioso The Westin Excelsior di Roma, la 24ª edizione di SparkleDay 2026, l’appuntamento annuale organizzato dalla rivista Cucina & Vini e dedicato alle eccellenze spumantistiche italiane. L’evento ha celebrato la presentazione della guida Sparkle 2026, punto di riferimento per gli appassionati e i professionisti del settore.

La guida ha premiato con le ambite “5 Sfere” ben 92 etichette selezionate tra le 976 presenti. Una fotografia completa del panorama nazionale delle bollicine secche, che ha visto:

Lombardia in testa con 31 riconoscimenti, trainata dalla Franciacorta DOCG e dall’Oltrepò Pavese a seguire il Trentino e Veneto a pari merito con 21 premi ciascuno, confermando la loro centralità nella produzione di spumanti di qualità.

La giornata non è stata solo degustazione: spazio anche alla cultura e alla formazione con una masterclass dedicata all’Alta Langa DOCG, che ha permesso di approfondire le peculiarità di questo territorio e dei suoi vini ancestrali. Inoltre, è stato presentato il progetto FORVECARDO, volto a valorizzare ulteriormente le eccellenze italiane.

SparkleDay 2026 ha aperto le porte non solo agli addetti ai lavori, ma anche al grande pubblico, offrendo la possibilità di degustare e conoscere da vicino le etichette premiate. L’atmosfera è stata quella di una vera festa delle bollicine, con Roma trasformata per un giorno nella capitale dello spumante italiano.

Tra le protagoniste della giornata, spicca la Cantina Banfi Alta Langa, rappresentata con grande professionalità da Marta Roso, che ci ha guidato nella degustazione della prestigiosa Cuvée Aurora 100 mesi sui lieviti. Un’etichetta che incarna la filosofia Banfi: eleganza, ricerca e valorizzazione del territorio, con un affinamento lunghissimo che regala complessità e finezza straordinarie.

Non meno affascinante l’incontro con l’azienda Villa Corniole, realtà trentina nata dall’impegno della famiglia Pellegrini. Fondata negli anni ’70, ed ora gestita dalle tre sorelle Sabina, Linda e Sara Pellegrini con il loro brandname SALISA che riprende le loro iniziali, l’azienda ha saputo trasformare la passione per la viticoltura eroica della Val di Cembra in un progetto di eccellenza, producendo vini che raccontano la forza e la bellezza di un territorio unico, fatto di terrazzamenti e vigneti impervi. Ringraziamo Sabina Pellegrini per averci guidato nella degustazione degli interessanti vini prodotti in purezza: Chardonnay 100%, (anche in versione pas dosè) Pinot Nero 100%.

Infine, la Cantina Rotaliana, storica realtà trentina, ha presentato le sue eccellenze legate al Trento DOC, simbolo di qualità e prestigio nel panorama delle bollicine italiane. Con radici profonde nel territorio e una costante attenzione all’innovazione, la cantina contribuisce a rendere il Trento DOC un riferimento assoluto per gli amanti delle bollicine metodo classico. Guidati dai rappresentati dell’azienda, abbiamo degustato il Trento Doc extrabrut 100% dall’incredibile rapporto qualità prezzo ed il loro Rosè elegante e profumato.

SparkleDay 2026 ha confermato ancora una volta il ruolo centrale dell’Italia nel panorama internazionale delle bollicine. Un evento che unisce tradizione, innovazione e convivialità, e che ogni anno rinnova l’orgoglio per un patrimonio enologico unico al mondo.

By Mario


















mercoledì 10 dicembre 2025

Chianti Classico protagonista a Roma con Vinòforum

Il 3 novembre Roma ha accolto un appuntamento di grande rilievo per gli appassionati di vino: l’evento dedicato al Chianti Classico organizzato dal Consorzio Vino Chianti Classico e Vinoforum, che ha portato nel cuore della capitale alcune delle più rappresentative cantine della denominazione. Un pomeriggio intenso dove il Gallo Nero ha mostrato tutta la sua ricchezza di sfumature.

Il Consorzio Vino Chianti Classico, con 493 soci, esporta in oltre 160 paesi nel mondo (dato 2024) forte del marchio del Gallo Nero. Nato nel 1924, dal 1932 si è aggiunto il suffisso “Classico”. Tre sono le tipologie: Chianti Classico annata, Riserva e Gran Selezione, quest’ultima presente dal 2014. Dal 2023 il territorio è suddiviso in undici UGA, Unità Geografiche Aggiuntive, ognuna delle quali rappresenta un’unicità che la contraddistingue dalle altre. Oltre il vino esiste, ed era presente, il Consorzio Olio DOP Chianti Classico, nato nel 1975. Trecento i soci di questo consorzio.

Durante l’evento sono stati presentati vini di prestigiose realtà del Chianti Classico, ciascuna con la propria interpretazione del territorio.

Franco, per Villa a Sesta nella UGA Castelnuovo Berardenga, ci ha guidato con competenza nella degustazione, accompagnandoci in un percorso che ha messo in luce realtà della cantina: dalla freschezza immediata del Palei 2023 alla solidità della Riserva 2022, fino alla maturità della Riserva 2013 e alla potenza raffinata del Sorleone 2022 Gran Selezione.

Caparsa, nella UGA Radda in Chianti, ha portato in degustazione vini di grande carattere: il Classico 2021 diretto e vibrante, il Caparsino Riserva 2021 più incisivo e le due annate del Doccio a Matteo, 2021 e 2005, che raccontano eleganza e longevità.

Monsanto, nella UGA Castellina in Chianti, ha offerto un viaggio nel tempo: dall’immediatezza del Classico Annata 2023 alla complessità della Riserva 2021, fino alla Gran Selezione 2020 e alla storica Riserva 1974.

Per Terreno, nella UGA Greve in Chianti, Sofia ci ha accompagnati nella degustazione presentando il Tre Vigne 2022 fresco e immediato, il Sillano Gran Selezione 2020 più intenso e strutturato, l’ A Sofia Gran Selezione 2020 elegante e complesso e l’ A Sofia 2010, che ha mostrato la capacità di invecchiamento del territorio.

Siamo poi passati a Castello di Meleto, nella UGA Gaiole in Chianti, dove Diletta ha proposto il Classico 2020 equilibrato e maturo, la Riserva 2021 intensa e profonda e il Classico 2023 vivace e immediato, a testimonianza della versatilità del territorio.

Infine, l’enologo Francesco per La Selvanella, nella UGA Radda in Chianti, ha chiuso con due vini emblematici: il Classico 2015, elegante e vibrante, e la Riserva 1990, che con persistenza e complessità testimonia la straordinaria longevità del Chianti Classico.

Nell’enoteca era servito anche il Vin Santo, incluso l’Occhio di Pernice, accanto a un assaggio dell’ottimo olio prodotto nel Chianti.

Un evento che ha intrecciato territori, stili e annate, restituendo al pubblico la varietà e la forza identitaria delle UGA del Chianti Classico. Un sentito ringraziamento al Consorzio, a Vinoforum e alle cantine partecipanti per aver condiviso con generosità il loro patrimonio di storia e sapienza.

By Antonello












venerdì 5 dicembre 2025

Gattò di Patate: il comfort food che conquista tutti!

Se c’è un piatto che mette d’accordo grandi e piccini, è il gattò di patate. Non lasciarti ingannare dal nome francese (“gâteau”), perché questa bontà è tutta napoletana! Morbido dentro, croccante fuori e con un cuore filante di formaggi e salumi: insomma, una coccola culinaria che trasforma una semplice cena in una festa. Prepararlo è facilissimo e il risultato… sparisce in un attimo!

Ingredienti per 4 persone:

800 g di patate

100 g di mozzarella

100 g di scamorza

60 g di salame

100 g di prosciutto cotto

40 g di parmigiano grattugiato

40 ml di olio extravergine d’oliva

40 g di burro

60 g di pangrattato2 uova

Timo fresco q.b.

Sale q.b.

Pepe q.b.

Procedimento:

Cuoci le patate: lessale in acqua salata fino a quando saranno morbide. Sbucciale e schiacciale con lo schiacciapatate. Lasciale raffreddare.

Prepara il composto: unisci alle patate i salumi tagliati a pezzetti, i formaggi a cubetti, le uova, il parmigiano, il timo fresco, sale e pepe. Mescola bene fino a ottenere un impasto omogeneo.

Sistema in teglia: imburra una teglia, versa il composto e livellalo con una spatola. Spolvera la superficie con pangrattato e irrora con un filo d’olio.

Inforna: cuoci in forno preriscaldato a 170°C per circa 30 minuti, finché la superficie sarà dorata e croccante.

Servi: lascia intiepidire qualche minuto e porta in tavola.

Consiglio goloso: puoi arricchire il gattò con provola affumicata o sostituire i salumi in base ai tuoi gusti. Ogni versione sarà irresistibile!

By Mario

Derthona Tour a Roma: il Timorasso protagonista

Il 27 ottobre Roma ha ospitato il Derthona Tour, un evento firmato Vinòforum che ha portato i vini dei Colli Tortonesi nella capitale, con il Timorasso al centro della scena.

Organizzato dal Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi insieme a Vinòforum, il Derthona Tour ha voluto raccontare la ricchezza di un territorio che si estende tra Piemonte, Liguria, Lombardia ed Emilia. Il nome “Derthona” richiama l’antico toponimo romano di Tortona e oggi identifica la sottozona dedicata al Timorasso, vitigno autoctono rinato dopo anni di oblio e diventato simbolo della rinascita enologica dei Colli Tortonesi. A guidare questa riscoperta è stato Walter Massa, vignaiolo visionario che negli anni ’80 e ’90 ha creduto nel potenziale del Timorasso quando era quasi scomparso, avviando un percorso di valorizzazione che ha ispirato altri produttori della zona. Grazie al suo lavoro e all’impegno di una nuova generazione di vignaioli tortonesi, il Timorasso è tornato a essere un riferimento identitario e qualitativo, riconosciuto oggi come uno dei grandi bianchi italiani.

Il Consorzio conta 115 soci, oltre 1.000 ettari vitati in 46 comuni e una produzione annua di circa 7 milioni di bottiglie.

Nelle sale del Garum – Museo della Cucina, banchi d’assaggio hanno accolto prima i professionisti e poi gli appassionati.

Abbiamo iniziato le degustazioni da Ezio Poggio Winery, dove Mary e Marco (Marcone) hanno presentato le uniche bollicine della giornata. La Brut Lusarein 2024 si è rivelata fresca e immediata, mentre il Metodo Classico dosaggio zero 2020 ha mostrato verticalità e tensione. A seguire, i bianchi Caespes 2023 e Archetipo 2023, entrambi eleganti e ben definiti.

Claudio Mariotto, introdotto da Davide, ha proposto una mini verticale di Derthona (2023, 2021, 2020), che ha permesso di percepire l’evoluzione del vitigno nel tempo. Chiusura con il celebre Pitasso 2022, vino potente e longevo.

Con Giacomo, di Vigneti Giacomo Boveri, abbiamo affrontato un’orizzontale 2022 con tre etichette provenienti da zone e terreni diversi: Lacrime di Bricco 2022, Piazzera 2022 e Muntà le Ruma 2022. Il percorso si è arricchito con il ritorno al Lacrime di Bricco 2017, per un confronto tra orizzontale e verticale che ha mostrato l’influenza del tempo e del terroir.

Abbiamo poi avuto il piacere di incontrare di nuovo Aldo della cantina Vigneti Letizia. Aldo, già incontrato a Vinitaly con Finigeto (Oltrepò Pavese), ha raccontato la nuova avventura nei Colli Tortonesi. Il nome Letizia richiama il latino Laetitia, “gioia e felicità”. Finigeto ha scelto di investire nei Colli Tortonesi per valorizzare il Timorasso e la Barbera, con il supporto di Walter Massa nella scelta dei terreni. Due le etichette degustate: Carpe Diem 2022, prima annata di questo Monleale. Barbera in purezza, profumi delicati di fiori e susine e un gusto equilibrato tra freschezza, tannini e sapidità, e Stappasogni 2023, Timorasso fresco e promettente.

Gian Paolo Repetto, presidente del consorzio, ha presentato le etichette di Vigneti Repetto. Piccola Derthona 2023 esprime freschezza e immediatezza grazie alle vigne giovani; Derthona Quadro 2023 conferma struttura e mineralità; Origo 2021 si distingue per complessità ed evoluzione; Quadro 2017 rivela la maturità di un’annata calda.

Molto interessante la cantina degli Alessandrini Sassaia. Enrico ed Ellen ci hanno raccontato come, con l’aiuto di Walter Massa, siano riusciti a fondere la tradizione della Borgogna con i vitigni piemontesi. Il risultato di un approccio minimalista ha dato vita a vini di notevole qualità come il Derthona 2023 e 2022.

Infine, Walter Massa, con i Vigneti Massa, al centro del salone ha saputo infondere un’atmosfera intensa e conviviale, animata dai suoi racconti sempre colmi di insegnamenti. A suggellare il momento, ha offerto ai presenti una Magnum di Monleale 2016, Barbera in purezza.

Il Derthona Tour ha saputo unire rigore tecnico e passione, raccontando la forza di un vitigno e di un territorio. Un sentito ringraziamento a Vinòforum e al Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi per aver reso possibile questa giornata di scoperta e condivisione.

Il Timorasso si conferma tra i grandi bianchi italiani: strutturato, minerale, longevo. La sua rinascita ha dato nuova identità ai Colli Tortonesi, un territorio che unisce suoli e climi diversi, influenzati dall’Appennino e dalla Pianura Padana.

By Antonello









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